Alcuni esemplari (poche decine) vengono prelevati e spediti a esibirsi nei vari delfinari del mondo, per cifre che superano i 150.000,00$. Gli altri, almeno 20mila all’anno, diventano oggetto di una carneficina a colpi di ramponi e fiocine: alla fine della mattanza l’acqua turchese della baia si tinge di un sinistro rosso porpora. La carne dei cetacei uccisi viene poi macellata per essere venduta – spesso spacciandola per carne di balena, una leccornia nazionale in Giappone – o, almeno fino a qualche tempo fa, per essere servita nelle mense cittadine, anche quelle scolastiche.
Il massacro
Finora la mattanza di Taiji era un segreto tutto sommato ben custodito o perlomeno ben celato all’opinione pubblica mondiale. Non mancavano voci di pratiche di pesca truculenta nella cittadina giapponese dove, all’apparenza, il delfino viene venerato (a Taiji ci sono statue, mosaici e murales di delfini ovunque), ma mai occhi «estranei» avevano potuto vedere quanto davvero accade in quella baia.
Gran parte della carne di delfino e balena diventa cibo per cani e polli.
“Quando lo osservi noti subito quel sorriso”, anche per questo credo che noi occidentali ci avviciniamo ai delfini in modo diverso.
Per gli occidentali il delfino e la balena sono una ricchezza del mare, una ricchezza anche mitologica. E poi il delfino se lo osservi ha la bocca che sembra quasi un sorriso, emotivamente lo leghiamo al senso della vita. Il delfino è un mammifero intelligente si avvicina a noi, comunica con noi e con gli altri della specie. Non lo consideriamo un pesce. Non facciamo il discorso del tonno, anche quello è a rischio di estinzione. Il delfino partorisce, è un mammifero e nasce un piccolo ogni due o tre anni. Se togli un esemplare da un branco rischi di alterare per sempre l’equilibrio.
Per chi non fosse ancora convinto, allego altre immagini davvero molto eloquenti…..
Non riesco a capire come un popolo così “evoluto” come quello Giapponese sia ancora legato a questo tipo di pratiche (vedi anche la caccia alle balene) a mio avviso strazianti anche per i più duri di cuore.
Francesco Vallerotonda -GOSer