Anche in Italia si sta espandendo la popolarità dello Stand Up Paddling, uno sport di origini lontanissime che, con vicende alterne, è ormai una realtà concreta in tutto il mondo. La tavola con pagaia praticata su acqua piatta o fra le onde. L’Associazione Internazionale Surf ISA, che regolamenta lo svolgersi di ogni attività ufficiale legata al surf, ed ora anche al SUP, ha iniziato a creare una rete di istruttori che possano dare i primi rudimenti di questo sport in crescente sviluppo. Da pochissimo a Viareggio si è svolto il primo corso ufficiale di istruttori SUP in Italia, officiato da una figura storica del surf italiano: Alessandro Dini, referente per l’Italia della ISA. Per l’occasione gli abbiamo rivolte qualche domanda a cui lui ha risposto con assoluta disponibilità e sincerità.
Ciao Alessandro, per quanto è dato di sapere tu sei certamente uno dei mattoni delle fondamenta del surf…. Italia Wave Surf Team, Natural Surf, istruttore, referente ISA, insomma hai visto nascere il surf da onda come realtà in un paese in cui pochi l’avrebbero creduto; concedici 2 battute su questo argomento: come vedi il futuro del surf nel nostro paese?
Roseo a lungo termine, ma dobbiamo superare questo momento dove non abbiamo una federazione riconosciuta dal nostro Comitato Olimpico Nazionale (CONI). Il braccio di ferro tra le due associazioni esistenti non permette uno sviluppo adeguato e in linea con quanto avviene negli altri paesi europei e mondiali.
Fra non molto ci sarà il congresso nazionale del surf, cosa credi che ne verrà fuori e cosa speri in cuor tuo che ne venga fuori?
Un conto è cosa spero, un conto è constatare la mancanza di volontà di unirsi o di andare ad elezioni con regole chiare tra le due associazioni, Mi auguro solo di non venire attaccato come avvenuto recentemente da parte di Surfing Italia, solo perché ribadisco la mia equidistanza dalle due associazioni, come giustamente mi richiede l’ISA.
Ok, veniamo allo stand up paddle…Da poco si è concluso il primo corso di istruttori sup italiano riconosciuto ISA di cui tu stesso sei stato promotore e relatore, la partecipazione è stata veramente numerosa… Te l’aspettavi?
Si, ma non mi aspettavo che ci fossero quasi tutti i più noti esponenti del panorama nazionale.
Come hai detto, al corso c’erano alcuni fra i più forti atleti del sup (Gasbarro, Guglielmetti, Capparella, Onofri….) anche grazie a loro non è stato solo un corso istruttori, ma un vero e proprio confronto su tecnica e esperienze. Tu cosa pensi in proposito, fu così anche per il surf?
No! I surfisti che parteciparono ai corsi (ben nove!) ISA Livello 1, non hanno mai sentito il bisogno di confrontare le proprie tecniche proprio perché il surf, rispetto al sup, è uno sport dove l’atleta usa molto l’istinto e adatta molto la tecnica alle proprie caratteristiche fisiche e al suo modo di interpretare, e quindi surfare, l’onda. Il sup, soprattutto la pagaiata, sembra più “codificabile”. E poi, lo sport è più giovane e quindi non è stato ancora accettato un unico modo di pagaiare o di eseguire altre abilità e quindi si aprono degli interessanti scambi di opinioni e punti di vista tra canoisti e suppisti, come abbiamo visto durante il corso.
Fabrizio Gasbarro (campione italiano sup-race) durante il workshop |
Il sup, ora come ora, nel mondo è una realtà concreta e l’interesse di atleti e pubblico cresce di giorno in giorno. In Italia siamo un po’ in ritardo, forse, nonostante sia uno sport che effettivamente copre un’ampissima gamma di persone ( dall’amante delle onde, all’escursionista della domenica, alla donna interessata al lato fitness…). Quale credi che sarà il futuro del sup italiano?
Come tutti dicono, credo che il sup su acqua piatta (flat water) sarà assai più praticato rispetto al sup sulle onde, e che l’aspetto “fitness” rappresenta un grosso potenziale per la crescita del SUP, ma per il resto non mi voglio sbilanciare: ho detto chiaramente che sono e rimango un surfista da onda e il sup, che pure pratico sulle onde, non è il mio “core” sport. Posso solo dire che l’ ISA crede molto nel suo sviluppo in Italia e non è escluso un mondiale ISA Sup in Italia, in un prossimo futuro.
Alla luce di tutte le esperienze vissute nel mondo del surf, degli errori e dei successi fatti durante la giovane vita del surf italiano, tu, che sicuramente conosci tutti i retroscena, quale consigli potresti dare a coloro i quali vogliono promuovere questo nuovo sport di tavola e pagaia?
Di fare le cose con cuore e passione e di unire il movimento, permettendo a chiunque voglia dare il suo contributo alla crescita dello sport, di farlo. Una forma di guadagno, per chi si sbatte, è giusto che ci sia, ma tutto deve rientrare in una struttura riconosciuta, controllata, dove è chiaro “chi fa cosa” e, nel caso, “chi prende cosa”. Ruoli chiari, trasparenza, coerenza.
Come vedi la convivenza fra surfers e suppers?
Uno dei motivi per cui ritengo sensato condizionare la partecipazione al corso SUP ad una previa partecipazione al corso SURF Level 1, è proprio perché nel modulo Surf si trattano le regole di rispetto, precedenze, interferenze e tutta la cosiddetta “surfing Etiquette” che è alla base di una pacifica convivenza sulla line-up. A secondo della natura dello spot, la coesistenza tra surfers e suppers può rivelarsi più o meno facile, ma credo che sia “fisiologico” un periodo di rodaggio nel quale spero prevalga l’intelligenza e la tolleranza. In posti come la Versilia, credo che il Sup non si svilupperà più di tanto perché c’è una grossa tradizione surfistica e non prevedo degli sviluppi significativi per la tavola con pagaia.
Come mai secondo te il sup ha avuto più successo fra canoisti e windsurfisti che fra surfisti da onda? Solo per il fatto di avere le mani impegnate? Nelle onde l’istinto non è lo stesso?
Beh, non farmi inimicare gli amici del Sup, ma per me, che ho sempre fatto surf da onda, il Sup rimane un modo ottimo di tenermi allenato quando non ci sono onde o sono poco surfabili con la tavola normale. Personalmente, niente mi appaga di più di prendere un’onda a “braccio” e di surfarla con una shortboard o una longboard. Credo che la maggior parte dei surfisti la pensino come me, e poi bisogna considerare il fatto che molti ragazzini partono da casa in motorino, con la tavola sottobraccio e schizzano in acqua senza preoccuparsi di attrezzature troppo ingombranti: anche questo senso di immediata fruibilità e libertà fa parte dello spirito del surfista da onda.
Sup: flat water o surf o white water o fitness…. potresti andare al mare, al lago, sul fiume, fra le onde con una sola tavola… Non ti pare una realtà virtualmente dilagante?
Certo, è proprio per questo che l’ISA si sta impegnando molto per diffondere i corsi Istruttori Sup in tutto il mondo.
Noi siamo convinti che il sup come il surf o qualunque attività marina possa anche essere un mezzo utilissimo per avvicinare le persone al mare e sentire il rispetto dell’ambiente veramente nel proprio intimo. Per questo pensiamo che sia fondamentale promuovere questi sport partendo dal basso, dalla base, in modo semplice e accessibile a tutti. Un surfista non è il primo a sentire questa necessità di tutelare la natura?
Il Sup è strettamente legato alle radici del surf da onda, nasce in Polinesia e tutti sappiamo quanto la protezione ed il rispetto del mare sia atavicamente presente tra gli abitanti del Pacifico, Hawaii in primis. Gli Istruttori ISA sono i primi ambasciatori nella tutela dell’ambiente marino e coi loro messaggi e i loro gesti rappresentano un’esempio per i loro allievi, futuri surfers o suppers.
Il mare è fonte di vita 365 giorni l’anno. Cosa altro si potrebbe fare per avvicinare le persone al mare, al di là delle sdraie e degli ombrelloni estivi?
Molto, ma io credo che noi surfisti (e suppers) stiamo già facendo molto per questa causa. Anche altre realtà che traggono il loro sostentamento dal mare, (come i sub) fanno la loro parte per far avvicinare alle bellezze del mare un vasto pubblico.
Alessandro Onofri (campione italiano sup-wave) durante le prove in acqua |
Vuoi dare un consiglio a tutti coloro che stanno per entrare nel mondo degli sport vicini al mare?
Beh, la risposta è scontata: avvicinarsi agli sport su tavola rivolgendosi a scuole ed istruttori qualificati, in possesso del brevetto ISA, che sono in grado di far provare un’esperienza sicura e divertente. Avvicinarsi a questi sport da autodidatta o tramite figure inesperte o non professionali può riservare spiacevoli sorprese.
Ok, grazie Alessandro per la tua disponibilità… a presto in acqua!
Grazie e voi di Green Ocean, state facendo un’ottimo lavoro!