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22/06/13

Captain GoodVibes vs Davy Jones

Davy Jones* è un po’ stufo delle mie preghiere dicotomiche di marinaio-serfista…
Stanco di mare, voglioso di terra impreco a volte e lo invito a darsi una calmata, ad abbassare la cresta e, per dio, diavolo di un David, riduci il vento e dai un verso a questo mare arravugliato e fai si che la mia barca smetta di gemere nel tormento delle onde e trovi una via di luce di luna, una strada d’acqua che mi porti a casa, liscia e argento. Diavolo di un Jones, sei più pieno di rum di un babà!
Altre volte, in altri lidi a prender sonno in un giaciglio mummia-mosquitonet, a guardia del bagnasciuga, come un soldato giapponese dimenticato su un’isola a guerra finita; tese le orecchie al vruum del reef lo prego di dare brividi alla pelle del mare cosi da poterlo correre non appena la luce del giorno avrà cacciato le zanzare. Piccolo il mio legno, questa volta, ridotto al minimo, essenza profumata di una barca. Jones! Mandale domattina, vecchio diavolo pirata avaro e sifilitico che altro non sei! 


Considerato lo stato cirrotico del suo fegato, l’umore di D.J. è piuttosto soggetto alle sue secrezioni di bile. Permaloso, irascibile e sospettoso, povero vecchio diavolo di un pirata. A volte però il suo spirito candido di bel marinaio, qual era da giovane, affiora e allora ti regala un bel tramonto o una navigazione silenziosa e tranquilla.
Nell’ultimo mese, D.J., con un ghigno sdentato ha deciso di farmi un regalo accontentando il marinaio e il serfista nello stesso giorno. La mia barca ancorata al sicuro in una laguna interna, tra due isole inflazionate di palme. A poca distanza un point destro con onde shoulder high che frangono regolari su una barriera di corallo vivo.



Isole San Blas, comarca de Kuna Yala Panama
L’Aliseo di nordest, ormai al pieno della sua stagione, pompa costante il mare e le onde dell’Atlantico, che, dopo aver superato l’ostacolo delle piccole Antille, irrompono nel Mar dei Caraibi. Prendono fiato le onde, di rincorsa verso ovest. Ai bassifondi di Capo la Vela, all’entrata del golfo di Maracaibo, esitano, s’innalzano e poi ripartono verso i reef di San Blas in fondo al golfo, ultimo ostacolo vivo prima della giungla centramericana.
C… Cay è uno degli atolli più esterni di San Blas. Il mare lo prende tutto e la sua lunga barriera esposta a NE, bolle di schiuma in un fragore onshore. Nella parte occidentale la barriera curva verso ovest e le onde la seguono, mettendosi in fila, disciplinandosi. Senza quasi accorgersi, si ritrovano alla pass d’entrata della laguna, ordinate a formare un point destro. Lì il vento le carezza offshore, smorzato dalle palme dell’isola Pipique.

…/…/…. Sera
Poco prima del tramonto, basso il sole alle nostre spalle ad aiutarci a distinguere i cambi di colore in superficie, fiutiamo con gli occhi il sentiero blu nel bosco di coralli, la pass di entrata che condurrà il nostro catamarano nella laguna interna di C… cay.
La sera un gruppo eterogeneo di marinai  si raccoglie nel nostro pozzetto a bere Abuelo e fumare. Le loro barche sonnecchiano vicine alla nostra. Si fa il censimento delle donne libere e in età da marito presenti nell’arcipelago, su barche, o turiste spiaggiate e residenti in tende. Se ne parla per un po’ e poi si passa inevitabilmente al tema principale: manutenzione, soluzioni tecniche per rabberciare le attrezzature  usurate, con le poche dotazioni di bordo. Si avviano trattative basate sul baratto di pezzi di ricambio e capacità tecniche di ciascun equipaggio. Si organizzano team per le attività principali di domani: pesca sub con Andrea, kite con Roberto, Stefano farà il pane per tutti, che il nonno era mugnaio e poi andrà a dare un’occhiata a quelle due tende in spiaggia, che magari contengono qualche bellezza teutonica.  Accenno a Roberto delle onde che ho visto oggi mentre entravamo e che sento suonare nel buio, cavolo, se solo avessi una tavola! Lui mi dice che ne ha una a bordo. Io: come sarebbe, che tavola? Lu: me l’ha regalata Bruno il canario una volta che l’ho aiutato con la sua barca. Io: mbe’ allora domani serfiamo! Lui: ma, io non sono un granché col surf e poi con quel corallo… se vuoi passa domani a bordo, te la presto.
Il rum Abuelo e il tabacco inverdito con foglie a cinque dita prendono il controllo della serata e con gli occhi appesantiti e le mascelle indolenzite dal troppo ridere, ce ne andiamo a dormire. Il vruum vruum delle onde mi addormenta felice e l’ultimo pensiero va alla fantomatica tavola di Roberto. Che misura, in quale stato? Che mi frega cazzo, una tavola.



…/…/… Giorno
Coralli cervelli, madrepore, millepore, turbinarie, acropore giocano a cambiare forma all’onda, le straziano l’ugola fino a farla vomitare tubosa. Ho ancorato il gommone su una chiazza di sabbia al limite del triangolo biancoschiuma creato dai frangenti, poco prima che il fondale sprofondi fino ai sedici metri della pass di entrata. Rimango per un po’ sul gommone a guardare i set. Non è una gran swell e non mi sbagliavo, con questa misura è meglio a marea calante. La serie grande arriva abbastanza frequente e alza un bel picco ma sgretola. Meglio quella intermedia che frange più sotto e va a strusciarsi il pelo di cristallo nell’inside fino a dry reef.
La tavola di Roberto è un 6.3', neanche troppo male. Non troppo tirata, giusta per la mia panza e dritta e spessa a prua, così da aiutarmi a remare. Manca la pinna centrale, niente paraffina, un residuo di front pad mangiato. Per fortuna prima di partire dall’Italia avevo messo nella sacca un leash, calzari e lycra e ricordo di aver pensato: è come con i condoms, se te li porti appresso, non ti capita mai di usarli, quando non ce l’hai… zac… e invece stavolta…zazac.
Mi lancio, le ultime due costole trovano il punto di equilibrio sulla tavola, remo verso il picco. La prospettiva è cambiata, gli occhi guardano il mare a pelo e quelle onde che fino a ieri vedevo come un azzardo alla navigazione ora sono quello che voglio a tutti costi. Ho voglia di saltargli addosso e rotolare nudo con loro. Mi domino, remo piano, mi godo i preliminari, cerco il punto giusto, mi siedo, aspetto. Socchiudo gli occhi e cerco nel riflesso i dorsi, la gobba.
Arriva, mi ficco….
Grazie D.J. 


 
1 Davy Jones per i marinai di una volta, quelli di acciaio su barche di legno, era il diavolo del mare. Quasi uno di loro, da pregare e bestemmiare al contempo. Il suo “locker” in fondo al mare raccoglieva i marinai annegati. Se non vi basta, chiedete a Wiki