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08/02/12

Lo swingbo?!?!

Dopo 2 estati provando e riprovando su un windsurf prestato dal papà di una mini amica della spiaggia, nel ’84 passai ogni giorno estivo sulla mia prima tavola da windsurf e dopo quell’estate nel cervello avevo solo surf, solo voglia di scivolare sideways. Iniziai a smaniare in maniera maniacale e non riuscivo a pensare ad altro…. La voglia di scivolare era persino più forte del testosterone, che  a quell’età (avevo 13 anni….). Col tempo passai dai pattini, mia grande passione, allo skateboard sfracelladomi quotidianamente in strada, ma il mio cervello partì completamente quando vidi su una rivista la foto di un tale che scivolava sulla neve con una tavola sotto i piedi, lo snowboard…. Aveva un giubbotto con dei colori sgargianti, i pantaloni bianchi e degli occhiali a specchio spaziali, ma soprattutto lasciava uno spruzzo di neve dietro al suo passaggio che apriva un mondo di sogni nella mia immaginazione di ragazzetto.

 Dovevo andare in montagna, dovevo trovare quel coso e dovevo solcare la neve con la mano che accarezza la montagna, come nella foto! L’occasione non mancò. Un mio carissimo amico mi chiese se potevo andare in settimana bianca con lui e dopo i permessi di rito (grazie ai miei sempre solidali) venne accordata la nostra partenza per San Vigilio di Marebbe in provincia di Bolzano.
Marco era un esperto sciatore e conosceva le piste di Plan de Corones come le sue tasche; io ero anni luce dal concetto stesso di montagna-piste-neve-sci, ma avevo un entusiasmo incrollabile. Nel febbraio del ’85 partimmo con il treno notturno e arrivammo a Brunico la mattina presto. Un tassista profumato a grappa ci venne a prendere con il suo taxi Land-Rover. Tornanti in controsterzo col bordo della strada sotto il sedere, finestrino aperto e il paesaggio che diventava sempre più bianco, sempre più montagna.




San Vigilio era un paesello montanaro splendido e la pensione della signora Clara un gioiellino con la valle sotto le finestre e le piste a meno di 5 minuti a piedi. Un paesaggio che non conoscevo, negli occhi bianco, sole accecante, tetti spioventi e scie sulla neve fresca…. Questo era quello che volevo, quello per cui ero venuto qui!
Sì, ok, le lezioni di sci con gli sci di mio zio e i pantaloni da slalom gigante di mia cugina e Marco che già pregustava il piacere di vedermi scagliato giù per la Sylvester, la allora famigerata pista nera del Kronplatz; va bene tutto, ma per il primo giorno di quell’attrezzo surfistico per la neve neanche l’ombra. Anzi cercando di carpire qualche informazione avevo capito che questo fantomatico sci-traverso non era ben visto dagli impiantisti che reclamavano che i pochi che avevano visto servivano solo a rovinare le piste…. Mmmm….


Ma il secondo giorno, qualcosa mi colpì come un fulmine a ciel sereno: un altro oggetto non meglio identificato in mano ad un tale alla seggiovia del Miara: una specie di skateboard con 2 mini scietti al posto delle rotelle. Mentre risalivo gli occhi incollati al ragazzo eroico che sfidava la neve con un mezzo non convenzionale. Era davanti a me che andavo su con il maestro accanto. Arrivato in cima, lo vedo sparire a valle. Devo provare quello skate! Non sarà un vero e proprio surf, ma devo provarlo!!!!
Passai tutto il giorno cercando il modo di capire come fare, dove trovarlo e alla fine niente di più semplice: lo affittavano vicino agli impianti a San Vigilio. Inutile dire che da lì la vacanza prese un'altra piega…. Anche il buon Marco abbandonò per un po’ Alberto Tomba e scorrazzava con me a fare capriole e salti e botti incredibili con lo SWINGBO.
Ebbene sì il mio primo approccio con la neve sideways è stato attraverso questo incredibile ritrovato di “ingegneria”: 2 piccoli scietti di poco più di un metro erano agganciati ad una base, su cui andavano posizionati i piedi, con tanto di straps, attraverso un sistema molto simile ai carrelli dello skateboard. A questo era aggiunto una sorta di freno che una volta che il piede perdeva contatto scattava; questo ovviamente per non rischiare di perdere lo swingbo a valle in caso di caduta.
Scoprii poi che lo Swingbo era stato inventato dai fratelli tedeschi Struck  un po’ per gioco e un po’ per contrastare l’avversione che già andava creandosi verso gli snowboarders in tutto il mondo (snowboarders in exile….), ma questa, come si dice, è un’altra storia….


A distanza di tanti anni sono molto affezionato alle mie foto di quei giorni; non avevo trovato esattamente quello che stavo cercando, ma c’ero andato molto vicino. Avevo assaporato quello spirito di libertà e di pionierismo che accompagnò i primi anni dello snowboard. Era come andare a fare skate sulla neve, in mezzo alle piste, fuori dalle piste, lungo le strade e in mezzo ai campi innevati. Anche l’anno seguente lo passai con lo swingbo, ma già da quell’anno iniziai a scoprire la tavola vera e propria, grazie ad un ragazzo di lì, Zeno. Imparai tante cose sulla montagna e sull’apprezzarne i silenzi. Devo molto allo Swingbo, per assurdo che possa essere.
Se vi capitasse l’occasione fate una discesa con quel coso anche per me;-)
Go gliding….



bruno _GreenOceanSurfing