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27/02/12

Arsenico, Vecchi Merletti… e Acqua di Rubinetto?????


Ho deciso di scrivere questo articolo per contribuire a diffondere la notizia, in Italia e all’estero, che in molte città italiane si beve acqua all’arsenico, ancora oggi. Infatti, in 128 comuni italiani risulta esserci nell’acqua di rubinetto una concentrazione di arsenico più alta del normale. I giornali italiani hanno parlato molto della questione, quindi probabilmente ne avrete già avuto notizia.  Personalmente l’ho scoperto nel 2010, quando l’Unione Europea ha respinto la richiesta di deroga dell’Italia per valori di arsenico nell’acqua potabile fino a 50 mg/l (che era stata garantita fin dal 2001!!).   


In realtà, secondo la normativa UE, i livelli di arsenico nell’acqua potabile non devono superare i 10 microgrammi per litro. Questo perché l’arsenico provoca il cancro. Tuttavia, sono ammesse deroghe fino a 20 mg/l. 
Su 128 comuni italiani in cui si riscontra questo “problemino”, 91 si trovano nel Lazio (tra cui Anzio!), 16 in Toscana, e il resto in Campania, Trentino, Lombardia e Umbria. Tali elevate concentrazioni di arsenico nell’acqua (che in alcuni casi arrivano a 50 mg/l) sarebbero (teoricamente) dovute a cause “naturali”, come stratificazioni geologiche di origine lavica.
L’anno scorso la Regione Lazio ha assicurato che la situazione era sotto controllo e che gli opportuni sistemi di filtraggio e dearsenificatori erano praticamente ultimati e pronti per l’uso. Ma in realtà in molti comuni non pare sia cambiato molto da allora. Infatti, finora solo due comuni laziali si sono dotati di un dearsenificatore.  Alcuni sindaci hanno vietato l’uso e il consumo di acqua di rubinetto ai bambini di età inferiore ai 3 anni e alle donne in gravidanza (permettendo quindi a tutti gli altri di berla!!). Altri hanno messo a disposizione dei cittadini le cosiddette "fontanelle leggere", ovvero fontane di acqua potabile dove i cittadini possono recarsi per prelevare acqua liscia (gratuita) o frizzante (a 5 centesimi il litro). Ma nel frattempo dai nostri rubinetti di casa continua ad uscire acqua contaminata.        
Inoltre, le ASL hanno condotto ispezioni  e campionamenti dell’acqua di diversi esercizi commerciali, come ristoranti, bar e forni, imponendo agli esercizi in cui sono stati riscontrati livelli di arsenico superiori a quelli ammessi per legge di installare dearsenificatori a proprie spese. Allora, se in teoria possiamo – a meno di non essere un bambino sotto i 3 anni – usare l’acqua di rubinetto per cucinare e anche addirittura per bere  senza avere  problemi per la nostra salute, perché invece gli esercizi commerciali non possono usarla? Perché gli esercizi commerciali dovrebbero rispettare  le normative UE quando la pubblica amministrazione è la prima a non farlo?  


La Codacons, l’associazione di difesa dei consumatori, ha già intrapreso le vie legali: il Tribunale amministrativo regionale laziale ha, infatti, condannato i Ministeri della salute e dell'ambiente a un risarcimento di 200 mila euro (100 euro a cittadino) nelle regioni in cui è stata erogata acqua con una percentuale di arsenico.

Inoltre, secondo il TAR del Lazio (pres. Eduardo Pugliese, rel. Raffaello Sestini) è certa la pericolosità per la salute umana derivante da un'esposizione prolungata all'arsenico presente nell'acqua potabile, anche in quantità piccolissime, come risultante dalla ricerca condotta su oltre 11.700 persone in Bangladesh e pubblicata nell'edizione online della rivista scientifica The Lancet, che ha dimostrato che la presenza di arsenico in elevate concentrazioni nel sangue aumenta in modo significativo il rischio di tumori. Secondo le stime effettuate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha dichiarato che il caso del Bangladesh è stato “il maggiore avvelenamento di massa della storia”, in Bangladesh a partire dagli anni '70 almeno 35 milioni di persone hanno bevuto acqua contaminata .  E secondo lo studio Heals (Health Effects of Arsenic Longitudinal Study) coordinato dal Prof. Habibul Ahsan dell'Università di Chicago, si stima che il 21% delle morti per tutte le cause e il 24% di quelle attribuite a malattie croniche (in prevalenza tumori al fegato, cistifellea e pelle e malattie cardiovascolari) siano dovute all’acqua di pozzo contaminata con concentrazioni superiori a 10 mg/l  (per maggiori informazioni: http://www.eurekalert.org/pub_releases/2010-06/l-rod061710.php. ).  
   

La Codacons, comunque, non ha intenzione di fermarsi: sta infatti promuovendo un’altra azione collettiva nella quale si richiede un risarcimento di 1500 euro per ogni aderente, oltre alla riduzione delle tariffe per l’acqua nei comuni dove si distribuisce acqua di rubinetto contaminata. Chiunque può aderire, ma dovete decidere in fretta, perché i termini scadono il 29 febbraio (per maggiori informazioni, visitate il loro sito web: http://www.codacons.it). 

Benedetta Ferri _ GOSer