All'inizio doveva essere una recensione
di materiale, o meglio come nel nostro stile il desiderio di
condividere le impressioni sulle tavole. Ma col tempo, entrando
sempre più in confidenza con lo shaper e conoscendo sempre più in
profondità le tavole ci siamo resi conto che parlare di queste 3
tavole in particolare in realtà era come la storia di una persona:
colui che le ha sognate, ideate e realizzate.
Sagos,
Silurus,
Dinghi
sono le tappe forse più espressive del percorso creativo di
Massimiliano Purchiaroni,
Kipu (in arte). Di lui
avevamo già parlato in un post precedente, della sua lucida follia e
della sua assoluta disponibilità ad addentrarsi nel più tecnico
shape con una passione incredibile. Max ha iniziato anni fa
ricercando le origini del surf, quel surf che qui in Italia non c'era
mai stato, il surf degli anni sessanta, il surf addirittura
dell'anteguerra. Lui, come molti della sua generazione, ha iniziato a
fare il surf dopo aver visto “
Un Mercoledì Da Leoni”,
pellicola di John Milius del '78. Nel film si parla di amicizia, di
surf, di crescita, ma anche di rivoluzione, una rivoluzione sportiva
e stilistica che investiva l'intera sensibilità nell'interpretare
l'onda: il passaggio dalle “longboard” alle “shortboard”. In
Italia nella maggior parte dei casi questo passaggio non l'abbiamo
mai fatto, la nostra, per ora, è una storia marginale nella storia
secolare del surf, ma alcuni, e fra questi Max, hanno deciso di
tornare indietro, studiare lo stile e lo shaping, la sua evoluzione e
reinterpretarlo con lo spirito mediterraneo, cercando di recuperare
le intuizioni geniali del passato adattandole alle condizioni del
nostro mare.... è così che nasce la prima della “
trilogia”,
il
Sagos, una tavola nata fra le onde dell'alto Lazio, in uno
spot con onde morbide e perfette per il classic, ma anche in questo
caso Massimiliano, dopo diversi passaggi e aggiustamenti ha creato
uno shape che si discosta un po' dai classici longboard con bordi
50/50, cucchiaione sotto il naso e un bel po' di ciccia. Il Sagos ha
una poppa larga che aiuta in partenza (parte veramente da molto
lontano).
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Max on Sagos |
Ha i bordi a mandorla, che conferiscono alla surfata una
certa scioltezza sulle onde tipiche dei nostri spot e soprattutto
quello che salta più all'occhio è l'eliminazione del concavo sotto
il nose: velocità: nessun freno! Il cucchiaio aiuta a restare nel
pocket quando l'onda tende a spingere avanti, in un certo senso crea
portanza e frena la spinta della tavola, sulle nostre onde il più
delle volte abbiamo bisogno di generare velocità, vista la poca
potenza delle nostre onde.... non certo per questo viene comunque
compromessa la capacità della tavola di reggere delle “punte”
senza fine (almeno per chi riesce a tenerle! hehehehe). Il Sagos è
una tavola perfetta per le onde medie e piccole, per un surf vicino
allo stile classico, la ricerca del nose e il cutback tondo.
La ricerca di velocità e la voglia di
creare una tavola che sia legata alla tradizione, ma assolutamente
innovativa prende ispirazione da uno dei personaggi principi della
formazione di Kipu come shaper:
Robin Kegel, Mr
Gato Heroi,
la cui carriera creativa Max segue sin da tempi non sospetti, da
quando anni fa iniziò a scambiare e-mail con lo
shaper-surfista-artista-guru. Era da tempo che Max cercava uno shaper
più attuale per portare il suo stile alla ricerca di movenze ancora
più estreme e la
Death Dagger di Robin gli dà il via. Da qui
nasce il
Silurus, una tavola molto vicina alla tavole di GH,
ma che viene riportata alla realtà delle onde italiane con bordi più
pieni e nose e tail meno affilati. Il Silurus è una tavola veramente
incredibile, di una velocità impressionante, capace di creare spinta
su onde di incredibile piccolezza, ma allo stesso tempo capace di
reggere onde ben più grosse.
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Glassing Silurus |
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La vera bellezza del Silurus è la sua
enorme adattabilità, infatti è possibile condurla con eleganza,
come con un piglio più aggressivo, sempre in assoluto controllo
della situazione; è talmente sciolta che in effetti la condizione
più divertente in assoluta è con onde di beach break, con la
classica irriverenza dei nostri fondali, morbide e assassine nel
battito di un ciglio. Non è una tavola da punte classiche, ma non è
questa la sua anima. La ricerca di uno stile classico e innovativo e
la tendenza a filare veloce, questa la sua anima. Questo era quello
che Max voleva da questa tavola. La particolarità del lavoro di
Kipu, forse l'essenza del progetto Kipu è proprio la spinta
personale. E' un progetto che nasce dai desideri di una persona,
direttamente da dentro, dalle ore chiuso nel suo casale-laboratorio a
studiare, provare, immaginare nuove forme con poca concessione alla
commercializzazione o alle mode.... lo sa bene chi va da Max con
un'idea in testa, una tavola precisa, ma lui, che magari in quel
periodo si trovava intrippato in una sua versione di pig o cos'altro,
riesce a coinvolgerlo talmente tanto che alla fine se ne esce avendo
assecondato in pieno l'estro folle dello shaper. Ma il 99% delle
volte non se ne va insoddisfatto e si ritrova sotto i piedi un altro
pezzo di storia Kipu.
L'ultimo viaggio alle Maldive, lo
studio di alcuni modelli dei primi anni '60, l'amore per la ricerca
e, non ultima, la scoperta di alcune particolarità su dei modelli GH
che aveva a laboratorio fanno nascere il desiderio di sperimentare
forme ancora più antiche, mettendo lo zampino sul classico dei
classici: il pig. È da qui che nasce il
Dinghi.
Andare sul Dinghi è una scoperta
continua, una scommessa! Forse la prima volta che te la trovi sotto
il petto e remi pensi: ma che ca##o è?!?!!? Dritta con la
rocker-line creata solo in carena, bordi pinched ultra-fini! Sembra
una tavoletta, leggera e velocissima, nervosa, quasi isterica. Il
wide-point ben dietro il centro tavola, arretratissimo con un nose
stretto. La carena completamente belly! Convessa per tutti i 9 piedi
e 4 pollici della tavola. Prima di capire come maneggiarla in acqua,
sdraiato o in ginocchio o in piedi che sia, devi fare un grosso
respiro e rilasciare lentamente l'aria, guardare il mare, le onde e
iniziare a sentirle dentro. Prima di capirla devi lasciarti alle
spalle tutto te stesso e diventare acqua salata; devi, per quanto ti
sia possibile, cercare di diventare una di quelle molecole d'acqua
che rotolano verso riva! Solo così riesci ad ottenere una vera
esperienza appagante con questa tavola, che all'inizio sembra farti
surfare come vuole lei, ma poi ti fa capire che in realtà, quello
che vuole lei è quello che ti chiede l'onda e allora capisci di che
ca##o si tratta il surf. Quello solitario, quello silenzioso, quello
che solo a parlarne ti salgono le lacrime agli occhi per l'emozione.
La sensazione di perdere quasi contatto con la realtà è
allucinante. Parte con una facilità incredibile e si direziona, da
proni, come nessun longboard al mondo. Più l'onda scava, meno si
concede a follie e rimane attaccata al pocket e il bordo entra in
parete e fila veloce. Arretri i piedi e con assoluta classe disegna
il più bel cutback, che si sia fatto per ritornare agevolmente
accanto alla schiuma. È una tavola difficile fintanto che non si
comprende appieno, improvvisamente diventa la tua migliore amica fino
a diventare colei che ti riporta indietro all'essenza del surf e da
lì puoi ripartire....
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Dinghi in action |
Vivere un'esperienza come surfare 3
tavole che parlano così tanto di una persona e della ricerca di uno
stile è una cosa rara e viverla dona qualcosa, così come surfare
ogni tavola shapata da un artigiano vero, che in un garage, un
casale, una soffitta scrive la sua storia su un pane di polistirolo o
clark o altro e come su una tela mette la sua anima e la sua
passione. Peraltro, con questo discorso, non si possono non
menzionare le grafiche, se così vuoi chiamarle, di Kipu.... opere
d'arte alla continua tendenza all'eccellenza. La scelta dei colori,
la capacità di gestirli in diversità stilistica sorprendente. Le
tavole di Max non possono passare inosservate, tanto da far
desiderare a qualche folle di attaccarle al muro come quadro! Il loro
posto è in acqua davanti ad un tramonto con pochi amici, respirando
lo iodio e sognando la California in qualunque posto del mondo,
perché in fin dei conti la California non è un luogo geografico, ma
un atteggiamento mentale.
PS: proprio quest'estate Max ha vissuto
un'esperienza incredibile, concedendo la sua factory a
Ryan Lovelace,
visionario shaper californiano, con il quale ha condiviso venti
giorni di shaping frenetico.... da quest'incontro ne nasceranno delle
belle una volta “decantata” l'esperienza nella fantasia di
Massimiliano.... e noi non vediamo l'ora!